Stupisce che da parte della Scuola Superiore della Magistratura la formazione dei magistrati nella “delicata” materia del diritto bancario (stante il notevole contenzioso che riguarda tanti cittadini nei confronti di istituti bancari per usura e anatocismo) sia demandata alla Banca d’Italia e si svolga presso la sua sede “con l’ausilio” dei suoi funzionari.
Al di là, infatti, dell’aspetto meramente formale che la Banca d’Italia sia organo centrale di controllo del sistema creditizio, è innegabile che la stessa, di fatto, sopratutto con le sue circolari, tenda a rafforzare le ragioni delle banche e non certo quelle dei clienti. Lo stesso, all’inverso, accadrebbe se detta formazione venisse affidata alle associazioni dei consumatori.
Ciò risulta anche “improprio” in un momento storico in cui la stragrande maggioranza delle sentenze riguardanti il contenzioso bancario, sulla base di una criticabile inversione dell’onere probatorio in tema di responsabilità contrattuale a carico della clientela, tendono a privilegiare le “ragioni” degli istituti di credito, trascurando valori fondanti il nostro ordinamento come il principio di buona fede.
Occorre che la formazione, dunque, dei magistrati ordinari sia affidata a imparziali giuristi, esperti nel diritto bancario, in modo tale da rendere effettiva e non minare, anche con semplici sospetti, la tutela della terzietà del giudice.
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